Perché i Più Generosi Sono Anche i Più Fregati (Ma Non Sempre)

Pubblicato il 7 agosto 2025 alle ore 17:40

Ho finito di leggere "Più dai più hai" di Adam Grant e devo dire che mi ha fatto riflettere parecchio. Non tanto per quello che dice - che alla fine è abbastanza intuitivo - quanto per come lo dimostra con i dati alla mano.

La premessa è semplice: ci sono tre tipi di persone in questo mondo. Quelli che prendono sempre più di quanto danno, quelli che stanno attenti a dare esattamente quanto ricevono, e quelli che danno senza stare troppo a calcolare. Grant li chiama takers, matchers e givers, ma chiamiamoli pure prenditori, paritari e donatori se ci fa sentire meglio.

Ora, se dovessi scommettere su chi ha più successo nella vita, probabilmente punteresti sui prenditori, no? Quelli che sanno il fatto loro, che non si fanno fregare, che pensano prima a se stessi. E invece no. O meglio, sì e no.

Ecco la parte interessante: i donatori stanno sia in fondo che in cima alla classifica del successo. Significa che alcuni si fanno massacrare di brutto, mentre altri volano più in alto di tutti gli altri. La differenza non è nella generosità in sé, ma in come la applicano.

I donatori che falliscono sono quelli che si fanno sfruttare da chiunque. Dicono sempre sì, lavorano gratis per tutti, non sanno dire no. Praticamente si bruciano nel tentativo di aiutare ogni singola persona che incontrano. È nobile, ma è anche stupido.

Quelli che invece ce la fanno hanno capito una cosa fondamentale: puoi essere generoso senza essere scemo. Aiutano gli altri, ma con criterio. Scelgono quando, come e chi aiutare. E soprattutto, hanno imparato a riconoscere i vampiri energetici e a tenerli alla larga.

Grant racconta un sacco di storie fighe. C'è quella di un venditore che invece di cercare di fregare i clienti li aiutava davvero a trovare quello che gli serviva, anche se questo significava vendere meno. Risultato? I clienti tornavano sempre da lui e lo consigliavano a tutti. Alla fine vendeva molto più dei suoi colleghi "furbi".

Oppure quella dei medici che condividevano le loro scoperte invece di tenerle per sé. All'inizio sembravano svantaggiati, ma poi si ritrovavano al centro di reti di collaborazione che li portavano a fare scoperte ancora più grandi.

La cosa che mi ha colpito di più è che la generosità funziona come un boomerang, ma non sempre torna subito indietro. A volte ci vuole tempo, anni anche. Ma quando torna, torna con gli interessi. E spesso da direzioni che non ti aspettavi.

Il punto non è diventare santi o fare beneficenza. È capire che in un mondo sempre più connesso, il successo non viene più dal battere gli altri, ma dal creare valore insieme agli altri. Chi lo capisce prima, vince. Chi continua a ragionare come se fossimo ancora nelle caverne, perde.

Ovviamente questo non significa che devi farti calpestare. Grant è molto chiaro su questo: devi proteggere te stesso e le tue energie. Ma c'è una bella differenza tra proteggersi e essere egoisti.

Alla fine, il libro mi ha fatto pensare che forse il mondo non è così crudele come sembrava quando ero più giovane. Forse essere una brava persona non è un handicap, è un vantaggio competitivo. Basta saperlo fare bene.

Massimiliano Massimi

Aggiungi commento

Commenti

Stefano Rosamilia
4 mesi fa

Credo che lunedì compro il libro.....